I 2 Tenori

«Delle volte un’emozione viene data dall’attimo, la situazione, una particolare circostanza. Altre volte il momento si prolunga perché ciò che viene trasmesso è come una linea continua, che non ha inizio e non se ne vede la fine. Come quando a scuola insegnano geometria; quel tratto infinito di due parallele che non hanno mai termine. O magari si spera che non lo abbiano mai. Una storia che inizia per caso o per necessità, anni addietro, un calpestio di spiagge e ombrelloni, fuochi accesi e sapori.
Sono loro, Banana e Cavicchi, che come il Big Bang hanno fatto nascere dalle loro mani, fatte di volontà e sacrificio, ciò che oggi è chiamato talento, tradizione. I sapori di sentirsi sempre come a casa, mai ospiti ma amici.

Chi non ha mai detto vado dal Cavicchi. E tutti pensano che trovare il nome Cavicchi sia facile, un semplice cognome. Cercarlo sulla rubrica telefonica però non da risultati. In realtà è un soprannome di una persona certo non eccelsa nel ring, ma inarrivabile nel suo stare con la gente, regalare emozioni e amicizia, farti sentire insomma sempre a proprio agio.

Stessi pensieri e parole per Banana. Per i clienti seduti al suo ristorante era sempre come essere a casa, anzi meglio perché erano coccolati e amati. O forse è meglio definirli amici di un uomo che con i suoi occhi sgranati ha saputo creare pranzi e serate incantevoli, cene luculliane di cui tutti ancora si ricordano, ma pochi sanno di quanti aneddoti fatti e battute dette ci sarebbero da dire.

Così un giorno te li ritrovi al tavolino insieme: i due Tenori, e due voci che scandiscono con la loro sola presenza la serata. Ma loro, per le peculiarità ed eventi sopravvenuti, non fanno della voce, certo inimitabile, la loro arte. E’ con il loro sudore e passione che hanno scritto la storia di Castiglione, di cui tutti ne siamo stati partecipi, anche solo chiacchierando fra un ombrellone o un tavolino, magari accompagnati da un bicchiere di vino.

E poi parliamoci chiaro: il significato di “Tenore” altro non deriva dal termine tenere, sostenere, crescere e far crescere ciò che è in loro e chi in loro crede.

Ecco che persone come noi di fronte a simil giganti, rimaniamo piccoli: e con quelle briciole d’esperienza raccolte, annaffiandole giorno per giorno, cerchiamo di coltivare quel modo di essere. Perché non sia un punto di arrivo, ma bensì quella linea retta che ancor continua a dare luce in quel di Castiglione.

Un orgoglio smisurato quello di essere seduti con i nostri maestri, magari ignari di una dedica, ma consapevoli che gli siamo grati e che per loro, per noi e per il futuro, continueremo a far correre quelle righe parallele. Perché non abbiano mai una fine».